Archivi del mese: luglio 2010

Scusate, ci eravamo sbagliati

Lontani dalle dichiarazioni ufficiali, ci sono quelle degli elettori e dei militanti che possono aiutare a capire cosa è successo nel centrodestra italiano negli ultimi sedici anni, da quando Silvio Berlusconi è sceso in campo e Gianfranco Fini si è ritrovato ad essere leader di qualcosa di più grande del Movimento sociale. Basta spulciare tra i commenti del Punto di Gianmario Mariniello sul sito di Generazione Italia. Gli spunti sono tanti, anche perché molto probabilmente tra i tanti che vengono pubblicati, ci sono quelli degli infiltrati che detestano il presidente del Consiglio a prescindere.

Voglio dirti GRAZIE a nome di tutta l’Italia democratica (teri)

il Presidente del Consiglio è lontano mille miglia dall’intelligenza politica dell’ ON Fini a cui auguro un buon lavoro, 34 onorevoli e almeno 10 senatori… e tanto altro. (willer, ex tesserato An)

Rivogliamo un partito con una storia, con degli ideali e con dei valori, in un mondo sempre più vuoto di storia, di ideali e di valori. Rivogliamo Alleanza Nazionale. Dio, Patria, Famiglia. (As)

finalmente LIBERI di gridare “forza Italia” come patria e nazione anche per il Sud, da uomini liberi ….,di lottare per i propri ideali. (enzo)

Avevo votato LEGA da quando era nato il PDL, ora mi trovo di nuovo a casa mia. Complimenti al presidente FINI,
e auguri a tutti. Destra Nazionale (deny, che ci permettiamo di dire ha le idee un po’ confuse)

All’On. FINI e tutti i deputati e senatori che hanno aderito al gruppo FUTURO E LIBERTA’ va tutto il mio ringraziamento per la battaglia legalitaria finora sostenuta contro il ducetto di Arcore. Avanti così, la VERA DESTRA vi seguirà! (Nico)

Finalmente liberi!!! Forza Gianfranco, sei la nostra speranza per questa nostra Patria alla deriva. (Paolo)

Finalmente Fini si è tirato fuori dal letamaio! Lascia il PDL definitivamente, dai! Lascia stare un micchio di muffa e avazni della prima Repubblica e buttati a capo fitto in una nuova forza politica piena di giovani e di forza di volantà! Coraggio! Il momento è adesso! Riprendiamoci l’Italia! (PietroM).

La controparte non è da meno. L’altro popolo contrattacca:

usurpatore deve lasciare la presidenza della Camera (da uno che si firma “fini”… mah).

FINALMENTE NON SIAMO PIU’ A LETTO CON IL NEMICO! SILVIO ORA DIMOSTRA LA BONTA’ DELLA SCELTA ANDANDO AVANTI CON LE RIFORME:GIUSTIZIA, FISCO, BUROCRAZIA. TI AMO! (Silvio cuor di leone)

Fini, se pensi di restare nel Governo x continuare la tua opera di demolizione intestina ti sbagli di grosso, ormai è chiara a tutti gli italiani la tua vera indole (marina)

Finalmente Fini, novello narciso, roso da perenne invidia e sabotatore del partito è fuori con i suoi. Meglio un nemico alla porta che Fini come alleato nel partito .. (Alfonso)

“Il nuovo partito dei finiani? «An» «Azione nazionale»”—Fini ed i suoi seguaci sempre più ridicolo e pietoso. “azione”,sono bellicosi come DiPietro ora,eh! (Alkampfer)

ho 50 anni ho sempre e solo votato a destra , per me il problema non si pone ,Silvio è di destra , Fini è un opportunista . (Roberto)

E’ solo una piccola rassegna, ma la sostanza c’è, eccome. Doveva essere il partito del futuro. Scusate, ci eravamo sbagliati.

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Facce di tolla

E dunque i finiani sono ad un passo dal formare un nuovo gruppo autonomo parlamentare, mentre il presidente della Camera difenderà con le unghie e con i denti la propria carica. Il premier ha parlato, ha spiegato i motivi di questa scelta, subito si sono scatenate le reazioni a furor di agenzie stampa. Al di là di come sia finita – conclusione inevitabile, pensiamo da queste parti -, è desolante l’atteggiamento delle seconde linee, diciamo così. Gente che conta poco, ma che vuole dire la sua.

Pare che da una parte del fronte giri una barzelletta per cui sul treno esploso a Bologna il 2 agosto 1980 c’era un biglietto intestato a Silvio B. Sul’altro fronte, la battuta è un ever green: “Fini chi?”. Simpatici no? Pare proprio che sedici anni di abbracci e strette di mano abbiano lasciato il segno e a questo appunto ci attendiamo robe del tipo: “Fascista!”, “Mafioso!”.

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La logica delle tribù

Se l’Italia è il paese delle divergenze parallele, non c’è nulla di cui stupirsi se dal 1994 solo un partito non è morto per rinascere sotto altre spoglie (la Lega Nord) e se ogni due per tre saltano fuori le correnti. Tutti le odiano, ma nessuno può farne a meno al punto che scatta la corsa a quale movimento è destinato a durare di meno. Il premio deve consistere nella spartizione delle poltrone che contano altrimenti non ha senso fondare un partito per affossarlo dopo un anno – un anno e mezzo – due. Fino a pochi mesi fa, un discorso del genere valeva per il Partito democratico: oggi calza a pennello al Pdl che non ha perso un’elezione, ma semplicemente è alle prese con dei regolamenti di conti interni.

Così, per passatempo. E’ infatti accaduto che sono venute allo scoperto le tribù che popolano la nostra politica. Massimalisti, riformisti, dorotei, andreottiani, gramsciani, rautiani: la storia parlamentare è costellata di galassie da quando venne fatta l’Italia, non gli italiani. Oggi come ieri: finiani e berluscones si tirano fango addosso come se fossero alle Olimpiadi. Tra le due fazioni c’è un odio – sì, chiamiamolo così – tale che sorge spontanea la domanda: ma che si sono uniti a fare?

Preoccupa la tendenza tra i giovani. L’anno scorso per lavoro ho intervistato alcuni di loro alla vigilia del congresso che ha sancito la nascita del Popolo della libertà, con un occhio di riguardo verso quelli di Alleanza nazionale che si è sempre fatta vanto delle sue organizzazioni come Azione universitaria e Azione giovani. Era tutto un contagio in quelle dichiarazioni: nel senso che promettevano a vicenda di contagiarsi con la voglia di fare, con l’entusiasmo e altre robe di tal fattura nella nuova e fallimentare esperienza di Giovane Italia. Pochi mesi dopo ho ricontattato una delle persone intervistate che non ce la faceva più: con i giovani di Forza Italia erano già ai coltelli tra i denti.

Lo scontro Cavaliere – Fini è una scena già vista. Solo che finché scazzano tra loro i discepoli nessuno ci fa caso. Peccato, soprattutto perché nemmeno i nuovi Capezzone cercano di venirsi incontro, impegnati come sono a voler fare i grandi.

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Congressi a tutto spiano

Uno per fondare, l’altro boh, il terzo per chiudere baracca.

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E Travaglio se la ride

L’affare Granata continua ad ingrossarsi, perché pare essere destinato alla resa dei conti. Intanto, nel sottobosco, si muovono un po’ tutti a dire la loro. C’è chi sta con il deputato del Pdl che firma un blog sul Fatto. C’è chi lo vorrebbe fuori dalle scatole una volta per tutte, e con lui qualcun’altro. C’è chi rivendica il diritto di esprimere le proprie opinioni, lo prevede la sacra costituzione. C’è chi ribatte che però tutto ha un limite.

Nel frattempo, data la delicatezza dell’argomento mafia-stragi-politica, pare che nel suo studio ci sia un giornalista italiano che se la ride di gusto, mentre batte freneticamente i tasti del suo computer per il pezzo di giornata. Si sganascia dalle risate e si prepara a santificare: ve l’avevo detto, io! Guarda caso, è una delle colonne portanti del Fatto quotidiano e fa capolino sulla Rai nei programmi di Santoro. Ma questa volta non sfodera la caratteristiche risatina beffarda: no, questa volta Marco Travaglio se la gode proprio.

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Foglianti per un week end

Il quotidiano di Giuliano Ferrara oggi pubblica un articolo a firma di Filippo Rubè: Qualcuno fu berlusconiano – L’ennesima metamorfosi collettiva è già partita. Molti si affannano a eliminare le prove di un’appartenenza che li imbarazza. Acrobazie verbali e riposizionamenti

Nel nostro piccolo, avevamo affrontato l’argomento qualche giorno fa.

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Ma il Nord è già perso

Fortuna che si chiude questa settimana di burrasca per il Pdl. Dopo aver saputo che un ipotetico partito di Fini arriverebbe al 12%, ci siamo chiesti perché il presidente della Camera esiti così tanto a investire in una villetta con giardino, traslocando definitivamente dal palazzo di Arcore.

Le percentuali d’altra parte sono effimere quando si è lontani dalle elezioni, sarà per questo che non accenna a compiere il grande passo. Oppure si è reso conto di essersi trovato solo: alzando il dito davanti a tutti contro Berlusconi, in cuor suo sperava di contare su un muro di pretoriani pronto a difenderlo. Le guardie a proteggerlo si sono dimostrate esigue e a questo punto non gli rimane che interpretare la parte del rompiscatole per non peggiorare la figuraccia e mascherare la ritirata strategica.

Misteri. Ma non è un mistero, al contrario, quanto ha scritto Simone nel suo blog. Si tratta di un’analisi giusta, semplice. Con un particolare da aggiungere: che il Nord è già perso, anche se il solito Gianfranco è convinto che la Padania non esista – noi intanto rimaniamo in attesa del suo famoso viaggio sopra il Po, messo in agenda “il più presto possibile” e poi, chissà?, naufragato per una gitarella al mare con tanto di immersione.

C’è stato un tempo in cui Alleanza nazionale raccoglieva voti al Nord, prima che il suo leader si trasformasse nell’opaca riproduzione di qualche saccente europeo. Il caos liste all’interno del Pdl in Lombardia rappresenta una figuraccia, nonostante la riconferma di Formigoni. Il risultato dell’Emilia Romagna è passato sotto silenzio, ma va segnalato come il democratico Vasco Errani abbia perso voti e come la Lega abbia davvero sconfinato lungo la via Emilia. Di Veneto e Piemonte (al di là dei ricorsi al Tar), sappiamo già.

Ora basta, però: non roviniamo la meritata vacanza del sub-comandante.

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Addio, Cavaliere

Non è facile pensare all’Italia senza Silvio Berlusconi. Non lo è sia per chi lo vota sia per chi lo detesta. Forse non è nemmeno giunto il momento di mettersi in testa una roba del genere, però qualcosa nell’ultimo anno è inevitabilmente cambiato. Questa sera, ad esempio, i finiani – che sono come quei “bamboccioni” che si nutrono del latte della madre e poi dicono che non è abbastanza scremato – sono in festa per le modifiche al disegno di legge sulle intercettazioni, sul quale il Cavaliere si è battuto a lungo scatenando l’indignazione della cosiddetta società civile.

Il presidente della Camera si muove da leader di non si sa cosa bene, ma certamente non da successore di Berlusconi. Una volta tramontata l’epoca di Silvio da Arcore, avremo modo di valutare quello che ha in testa l’ex capo di Alleanza nazionale, di giudicare la strategia elaborata dai suoi fidi, di capire il reale peso di tutte queste fondazioni che vengono spacciate per serbatoi di idee nuove, moderne, all’avanguardia, contemporanee e chi più ne ha, più ne metta.

Nel frattempo il legame con la Lega Nord si sarà rotto, i discepoli di Berlusconi si saranno riciclati, il panorama parlamentare tornerà ad essere frammentato, gente come Pierferdinando Casini tornerà a dettare l’agenda della contrattazioni partitiche, forse il Partito democratico comincerà a proporsi come alternativa per il semplice fatto che senza il Cavaliere, nonostante lo scontro personale che solleva, il gioco è troppo facile. Non c’è nemmeno il gusto dell’agone politico. Anche se infarineranno gli editoriali e i salotti televisivi di mantra che suonano così: è tornata la politica, è finito l’interesse privato innalzato a programma di governo, le parti sono tornate a confrontarsi, la dialettica si è ingentilita, l’aria è più fresca e il global warming era solo una sensazione, l’Italia non è mai stata così sana. I leader parleranno dai palchi e non si metteranno a fare le foto con i sostenitori e a fare i complimenti alle belle ragazze.

Magicamente scompariranno le gaffe, le bordate fuori traiettoria, accorreranno tutti con il fazzoletto per pulire il naso dell’avversario politico, avversario in senso nobile si capisce. Si vorranno tutti un gran bene.

Vero, il morto non c’è ancora: ma se davvero anche questa volta il Cavaliere riuscisse nell’impresa di fregare tutti, sarebbe un evento da riportare nei libri di politologia e strategia politica, anche militare se volete. La vediamo dura.

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Ci sono tituli e tituli

Quelli dell’Inter hanno presentato il nuovo pischello, il 18enne brasiliano Coutinho. E per fortuna che per le foto di rito ha mostrato la maglia con il nomignolo sulle spalle perché altrimenti pareva il cugino del milanista Pato. Quelli dell’Inter, intanto, attendono la valigia piena di soldi da Manchester, sponda United o City poca importa, per vendere Balotelli. Ognuno fa quello che meglio crede.

Comunque il pischello ha detto in conferenza stampa di essere contento di essere nerazzurro – dichiarazione scontata – e di voler vincere “molti tituli” alla corte di Moratti. Ma ci sono tituli e tituli, perché immancabilmente risuona nell’orecchio il vangelo di Mourinho: zero tituli. Lo sbruffone di Setubal ha un modo tutto suo di esprimersi, non tanto per quello che dice quanto per come lo dice. Anche la più scontata delle ovvietà. E’ dura ammetterla: ma con lo sbruffone portoghese nell’incazzatura, c’era pure un briciolo di divertimento.

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Copia e incolla

L’affare Granata – Il Fatto si ingrossa. Mentre diversi quotidiani e siti si accorgono con qualche giorno di ritardo della presenza di un blog sul sito del giornale travagliato curato dal deputato del Pdl, Fabio Granata, nel blog in questione è stato (ri)pubblicato il famoso post precedentemente apparso sul sito di Generazione Italia: Se il problema siamo noi, espelleteci tutti.

Bene, bravo, bis. Evidentemente la strategia finiana è quella di portare in pubblico gli affari di casa: più i media ci danno retta, meglio è. Una strategia che sembra più portata ad esasperare lo scontro, piuttosto che a raggiungere un pace almeno forzata all’interno della maggioranza. Basta un copia-incolla, non c’è nemmeno bisogno delle telecamere questa volta.

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