Jacob Zuma si appresta a togliere dai piedi Thabo Mbeki, il presidente del Sud Africa che ha fatto da intermediario tra Zimbabwe e resto del Mondo negli scorsi mesi, più disastri che successi. Si tratta di una lotta tutta interna all’African national congress, il partito che fu di Nelson Mandela, il partito dei neri che di fatto controlla la scena politica in quello stato. Non c’è dubbio che Zuma sia un personaggio ambiguo se non addirittura rappresentativo di quanto stia capitando da quelle parti.
Accusato di corruzione durante il mandato di vice presidente in un affare che vedeva coinvolte armi francesi, è stato pure accusato di stupro ai danni di una amica di famiglia che gli domandava aiuto. Amica di famiglia malata di Aids. Durante il processo, accertato che il rapporto sessuale era avvenuto senza precauzioni, rispose tranquillamente che non temeva di essere rimasto contagiato perché dopo la violenza si era fatto una doccia. Eppure è sulla breccia, un politico che raccoglie consensi in particolare negli ambienti socialisti e comunisti, puntando sulla redistribuzione dei beni tra i poveri della nazione. I poveri negri, si capisce. Lui, zulu di origine, si mette in coda agli altri esponenti politici sudafricani che nel corso degli ultimi anni hanno fatto del Sud Africa una terra di corruzione, per l’appunto, e di razzismo al contrario.
I bianchi vengono perseguitati, non è una leggenda. In particolare nelle zone agricole, molti afrikaans, i discendenti dei boeri, si trovano sotto assedio. Lasciano le immense fattorie, migrano altrove per evitare di rimanere accoppati o di vedere moglie e figli violentate dai delinquenti allo sbando. D’altra parte, basta guardare l’atteggiamento dell’attuale capo di Stato, Mbeki, che nel corso della crisi dello Zimbabwe dava corda a quel Mugabe che accusava l’Occidente – vale a dire i bianchi – di manovrare contro di lui e contro l’intreresse del suo popolo. Nel frattempo, i bianchi venivano messi all’angolo e seriamente minacciati.
Nelle città la situazione è, se possibile, peggiore. Pretoria, Johannesburg e altre località contano tra la popolazione povera molti bianchi che faticano a sopravvivvere, se non addirittura in alcuni casi sono divenuti barboni. Rapine, violenze, minacce delle quali è rimasta vittima anche Nadine Gordimer, scrittrice paladina delle battaglie contro l’apartheid. Insomma, il governo dei neri non ha niente a che vedere con il concetto di maggiore democrazia.
Di tutta questa faccenda, ovviamente, se ne parla poco, pochissimo, quasi nulla. Eppure la realtà dei fatti è che per i bianchi, in Sud Africa, il futuro si fa oscuro. O meglio, nero.