Alla fine si sono accorti che quello in Veneto, tra Vicenza e Verona, non era solo un rivolo d’acqua sceso lungo le strade o sui campi. Quasi per magia, sono pure comparse le foto dall’alto per rendere meglio l’idea che qualcosa fosse successo e sono cominciati i tam tam mediatici per raccogliere fondi a sostegno delle popolazioni colpite che da una settimana sono al lavoro per levare il fango dalle case. Immigrati compresi: così magari la prossima volta qualcuno ci penserà due volte, prime di dire che il Veneto è xenofobo e razzista.
Aveva ragione Dario Di Vico ieri sul Corriere della Sera: nel week end non sono arrivati messaggi di sostegno né da Perugia con Fini, né da Roma con Bersani, né da Firenze con Renzi, eppure tutti e tre erano alle prese con convention di partito. Il Nord Est rimane nell’immaginario della classe politica la terra che produce da spremere all’osso e dove si annidano i grandi evasori fiscali. E poi quelli che non i pregiudizi sarebbero i veneti: ma d’altronde è normale, sono due categorie di persone che viaggiano su binari diversi. I primi tre hanno sempre vissuto di parole, quelli che producono hanno investito soldi a loro rischio e pericolo.
Oggi arriveranno nei luoghi interessati il presidente del Consiglio Berlusconi e il leader leghista Bossi. Il presidente della Confindustria vicentina ha minacciato di non pagare le prossime tasse. Che i tre si incontrino, si parlino e capiscano che l’opportunità fornita da questa emergenza è irripetibile, al di là dei giochetti sottobanco dell’élite politica.