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Una storia di destra

C’è da dare atto a Italo Bocchino, una volta tanto, di avere azzeccato qualcosa. Tipo il titolo della sua biografia. Al di là del fatto se possa uno come Bocchino permettersi un libro che ruoti attorno a lui, la sua è una vera storia di destra. Di destra berlusconiana, per quanto possa andargli di traverso l’associazione tra la sua esperienza di vita politica e un aggettivo che ormai adopera in modo accusatorio non appena una telecamera lo inquadra. Lo ha fatto anche ieri, ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, quando ha chiesto scusa alla moglie per le corna con il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna.

Una relazione ormai alla luce del sole, complici le dichiarazioni della consorte a Vanity Fair e l’ammenda del falco di Futuro e libertà. In molti si attendono un commento delle terza incomoda, della Carfagna, ma possiamo anche farne a meno. La vicenda ha comunque tutti i tratti del cosiddetto “berlusconismo”, intendendolo alla maniera di Bocchino: pubblico e privato che si mischiano, segreti da nascondere, atteggiamenti moralmente da condannare, piacere personali che si uniscono agli interessi della nazione. Il peggio del peggio agli occhi del popolo che settimane fa si è dato appuntamento al Palasharp di Milano. Ma ovviamente nessuno di costoro lo fa notare.

Nessuno avanza platealmente il sospetto che il ministro Carfagna possa aver fatto carriera politica grazie al rapporto con l’esponente futurista. Nessuno grida allo scandalo e nessuno osa accennare alla vergogna, nemmeno a carte scoperte. Non c’è alcuna guerra a colpi di fango, solo Bocchino e il suo entourage ne rimangono convinti. Tutti gli altri stanno zitti e al massimo intervengono le penne rosa del giornalismo a commentare le tribolazioni sentimentali.

Tutto torna: non c’è di mezzo Silvio Berlusconi.

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La chiameranno velina?

Il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ha fatto sapere che non si trova più a suo agio nel Pdl e nel governo. Ad attenderla a braccia aperte c’è il “padrino” Italo Bocchino, il pioniere di Futuro e libertà: il rapporto politico tra i due è risaputo, come è noto alla luce del sole che lo staff della Carfagna sia stato a lungo composto da persone legate sempre al nostro Italo.

Il rapporto tra i due si è increspato questa estate, quando la Mara finì nella lista della cattive che non avrebbero mosso un dito per difendere la dignità di Elisabetta Tulliani, la compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini. Frizioni che sono state smussate, evidentemente. Ma il punto è un altro.

Ora che la Carfagna ha abbandonato il nemico, la chiameranno ancora velina e verrà apostrofata con i peggiori titoli che si possano dedicare ad una donna? E in Fli, qualcuno alzerò il dito per assicurarsi che non si ripercorrano certe strade intraprese precedentemente dal premier Berlusconi?

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Ma è tonto?

Dalla Corea del Sud Silvio Berlusconi dice a Fini di sfidarlo pubblicamente in Parlamento e di sfiduciarlo. E per tutta risposta il presidente della Camera che dice? “La fa troppo semplice”. Ora i casi sono due: o Fini è tonto o lo è due volte. E’ quanto mai surreale che uno strenuo difensore della democrazia e della coscienza politica, che ha fatto paternali sul suo ruolo super partes sancito da padri fondatori della repubblica italiana, si metta a fare nemmeno si sa quale gioco.

Anche perché, a stretto giro da battuta, arriva il fedelissimo Italo Bocchino che pronostica: il Cavaliere si dimetta e poi si vedrà. Chi è il più irresponsabile tra i due (Fini e Bocchino) è difficile intuirlo, probabilmente il primo per la sedia che occupa e che non vuole mollare dal momento che gli dà credito istituzionale. A sforzarsi nel chiamarlo credito.

Il prode Gianfranco appartiene di diritto al gruppo “Armiamoci e partite”, ben attento a non macchiarsi di sangue così un giorno, in futuro, potrà nuovamente ribaltare il suo passato facendo finta di niente. Uno sport molto praticato dai codardi.

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Noia

Berlusconi ha parlato alla Camera. Fini ha detto che Futuro e libertà darà la sua fiducia ai 5 punti esposti dal presidente del Consiglio. Due minuti dopo aver votato, Bocchino porrà altre condizioni. E’ tutto così tremendamente scontato. E noioso.

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E il partito di Repubblica disse no ai finiani

Italo Bocchino è intervenuto su Repubblica Tv dove ha affrontato diversi argomenti: il rapporto con il Pdl, la Lega Nord che tira le fila del governo, il 7,2% al quale si sarebbe attestato Futuro e libertà. Ha detto che la legge elettorale va cambiata e ha spostato l’attenzione mediatica su Schifani, riferendosi all’inchiesta sulle dichiarazioni di pentiti di mafia, pubblicata dall’Espresso, che tirano in ballo il presidente del Senato.

Ma anche dichiarato:

Anche noi di Futuro e Libertà vogliamo processi più brevi, ma non possiamo appoggiare una norma transitoria che ne farebbe decadere centomila. E per quanto riguarda la figura del Presidente del Consiglio siamo per la sospensione di tutti i suoi processi, in modo che possa governare, come prevedeva il lodo Alfano.

Tanto è bastato perché Repubblica respingesse, a suo modo, un’intesa con i finiani.

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Niente orgoglio, solo pregiudizio

Silvio Berlusconi ha dunque deciso di tirare avanti con il governo. Tra le tante letture che sono state date a questa decisione, trova spazio anche quella per cui potrebbe essere un modo per lasciare i finiani allo scoperto: Pdl e Lega garantiscono la maggioranza, Futuro e libertà contratta su un 5% del programma definito dal Cavaliere una settimana fa e, a rigor di logica, se i numeri venissero meno, sarebbe per colpa di quest’ultimi.

Intanto tra i “dissidenti” si fa strada un virus pericoloso, quello del pregiudizio. Le omelie di Filippo Rossi su Farefuturo e di Italo Bocchino su Generazioneitalia hanno ben poco di orgoglioso, quanto piuttosto il sapore di pregiudizio nei confronti della figura del Cavaliere, sintomo diffuso dalle parti di Repubblica, Unità e il Fatto e che non ha mai portato a nulla. Dato per spacciato un sacco di volte, Berlusconi è ancora in sella.

Ci si è messa d’impegno anche Flavia Perina, urlando al linciaggio nei confronti di Elisabetta Tulliani. Ha aggiunto la sua, come sempre, Farefuturo. Eppure non ci pare, a memoria, di aver letto certe cose quando – molte volte – sono state messe in circolo insinuazioni, comprese quelle spudoratamente sessuali, sul conto del ministro Mara Carfagna. E pensare che arriva dalla scuderia campana di Bocchino.

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Verginelle al pascolo

Uno non fa in tempo a concedersi qualche lunga escursione sulle montagne che, tornando a valle, sente salire uno strano odore. Viene per esempio a sapere che Berlusconi dovrebbe dimettersi da presidente del Consiglio perché inquisito; che questo governo non ha neppure la minima intenzione a combattere la mafia; che in sedici è andato tutto a ramengo; che moralità e legalità sono finite accoppate da una certa classe dirigente. E pensi: orco cane, Gad Lerner è arrivato fin qui.

Invece no: sono affermazioni che hanno il copyright di Italo Bocchino, Fabio Granata e compagine futurista. Le allegre verginelle che un giorno sì e l’altro pure stanno lì con le dita alzate, impegnati ad immolare il capo che non si era accorto di aver un cognato babbeo in famiglia. Gente che sarebbe ancora a pulire i cessi, se non fosse stato per quel tale che, da dirigente aziendale antidemocratico, li ha presi sotto l’ala quando ancora si vantavano di chiamarsi missini, camerati e si salutavano romanamente.

Tutti lì, a pascolare come vacche (con tutto il rispetto per le quadrupedi).

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