Archivi del mese: giugno 2011

E il Texas dei Bush dà una lezione ad Obama

È uno Stato americano, crea occupazione in mezzo alla crisi, ha il più grande parco eolico al mondo e qui hanno sede la maggior parte delle migliori aziende Usa. Solo che non è la California ma il Texas. E questa non è una buona notizia per la Casa Bianca. Lo Stato che va meglio è infatti il più lontano dal “modello Obama”.

Texas contro California, ormai il mantra è collaudato e consolidato. Aveva cominciato l’Economist nel luglio 2009, con un’inchiesta sullo stato di salute dei due stati così diversi, due facce di una stessa medaglia: gli Stati Uniti di Barack Obama e della crisi finanziaria ed economica. La saga si è aggiornata mentre i Dallas Mavericks hanno portato a casa, per la prima volta nella loro storia, l’anello di campioni della Nba, il basket come siamo abituati a conoscerlo. Una formazione di seconde scelte, anziani con la voglia di vincere dei nuovi arrivati (Jason Kidd, 38 anni all’anagrafe e il corpo sempre tra l’attaccante e il proprio canestro) e un tedesco con la stoffa del campione, Dirk Nowitzky.

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La rabbia e l’orgoglio dei blogger di destra

Nel centrodestra hanno cominciato a circolare termini come primarie e Internet, parole non così diffuse nel vocabolario del Pdl, ma che stanno facendo breccia. A spingere sono i blogger di destra. Che sono arrabbiati, non tanto con Berlusconi, ma con i “vecchi” che non capiscono più né il mondo né tantomeno il web

L’appuntamento al teatro Capranica di Roma è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nel centrodestra hanno cominciato a circolare termini come primarie e Internet, parole non così diffuse nel vocabolario del Popolo della libertà, ma che in queste ore hanno fatto breccia. Lunedì è cominciato quello che il direttore del Tempo Mario Sechi ha definito “il tam tam della foresta” ed è partito dal web, per iniziativa di due blog: da una parte Right Nation di Simone Bressan e Andrea Mancia, dall’altra Daw di Diego Destro. «Scegliere noi per non far sceglie loro» è l’appello dei firmatari che non le mandano a dire e affrontano di petto le questioni sul tavolo.

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Blue Labour

Le opposizioni interne ai partiti possono fare bene. Tra i conservatori britannici era da un po’ di tempo che il clima si era fatto se non proprio teso, per lo meno poco amichevole. L’alleanza di governo con i liberaldemocratici aveva fatto temere all’ala più dura uno stravolgimento delle priorità per i Tories tornati finalmente al Numero 10 di Downing Street dopo essere sopravvissuti all’epoca del New Labour di Tony Blair. Attorno alla figura carismatica di David Davies si è radunato il drappello dei cosiddetto mainstream Conservatives, che nei mesi scorsi hanno ribadito le loro esigenze in un manifesto piuttosto chiaro: poco stato, taglio netto agli sprechi, legge e ordine, difesa degli interessi inglesi di fronte alla macchina burocratica europea. Un mix di Tories and Libertarians per fermare la piccola – però continua – emorragia di consensi verso lo United Kingdom Independence Party, sbrigativamente bollato dai media italiani come un movimento di estrema destra quando non lo è.

Ora tocca all’opposizione laburista… (continua su Notapolitica.it)

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