Personalmente, non ne posso più di questa storia. Non è per fare demagogia spicciola come un Paolo Mieli qualsiasi, ma magari qualcuno si mettesse nei panni di chi cerca di sistemarsi con il lavoro in Italia e invece di sentire che la classe dirigente si impegna a risolvere alcune questioni, la troviamo incollata alla serratura della camera da letto del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Chi sostiene che il Cavaliere possa riprendersi da questa vicenda, per quanto mi riguarda, sbaglia. Perché se è vero che alla gente comune alla fine non fa né caldo né freddo, è altrettanto vero che la politica si muove su piani diversi: non è un caso che i sondaggi valgano il tempo di un giorno per poi rivelarsi sballati una volta che arrivano i risultati ufficiali dalle urne.
Governativamente, Berlusconi non può più sperare di andare avanti. Perché politicamente è sotto ricatto. Il terzo polo avanzerà pretese, l’opposizione avrà dalla sua il gossip per montare la protesta, la Lega vuole portare a casa il federalismo fiscale, ma da un momento all’altro i numeri potrebbero venire meno. E non appena il capo traballa, i fedeli si mettono a ballare perché è il loro destino, il destino di gente che non ha altro interesse che quello di muoversi nei palazzi del potere. Il riciclaggio è all’ordine del giorno in giorni come questi.
Ogni Paese ha il governo che si merita, recita un vecchio e consolidato adagio che non sempre corrisponde al vero. Ma se per i detrattori di Berlusconi gli italiani si meritano un premier così, altrettanto gli stessi detrattori si meriteranno – qualora riuscissero ad imporsi – un uomo per tutte le stagioni come Gianfranco Fini o un qualsiasi esponente del Pd che parte sapendo di non avere dalla sua il partito, diviso com’è da tante di quelle correnti che nemmeno una catapecchia in alta montagna può vantare. E con idee che rivelano una malcelata lotta sociale.
La noia e la stanchezza possono portare a fare valutazioni sbagliate, ma è anche vero che ci abbiamo fatto il callo. C’è un sistema parallelo a quello costituzionale che vanta di muoversi nel “solco della costituzione” che non ha mai digerito un’interruzione targata Berlusconi. Il quale, da 17 anni, cavalca l’onda, tra alti e bassi, tra promesse fatte e non mantenute, ma al quale va riservato il ringraziamento per aver dato una svolta alla nazione nel 1994. Al di là che fosse un santo o meno. Ma il dato di fatto è che quest’avventura è finita, al capolinea, nonostante tutti gli sforzi possibili, perché il suo privato è divenuto di dominio pubblico. Oggi sappiamo che al presidente del Consiglio piace addormentarsi “a seggiolina”, abbracciato alla compagna di letto e masticando una mentina per l’alito. I media riportano le frasi più crude e nude delle intercettazioni, abusando del corpo delle donne: loro che muovono a Berlusconi di aver trattato il gentil sesso sempre ed esclusivamente come una merce.
Tutto questo nulla ha a che vedere con la politica. E’ ben per questo motivo che Silvio Berlusconi, ormai, è condannato a non poter più governare.