Dal palco di Perugia Gianfranco Fini torna ad alzare la voce: ogni tanto lo fa, arringa il popolo futurista e dice che le cose così come stanno, non vanno bene. Oggi è andato oltre, visto che c’era da lanciare ufficialmente il nuovo partito: il presidente del Consiglio deve dimettersi.
Ohibò, uno pensa: ma non era lui quello che, a favor di telecamere, diceva il suo ruolo, di presidente della Camera, lo obbligava sì ad esprimere opinioni, ma a salvaguardare anche la sua posizione di figura super partes. Non stavolta: l’Italia è alla deriva, questo governo non funziona, il Cavaliere ceda il suo posto ad altri? A chi? A Fini stesso? Sembrava il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che però gli ha tirato le orecchie chiedendo di smetterla con il gioco del cerino che passa ogni volta di mano.
Berlusconi gli ha risposto, invitandolo ad uno scontro aperto in Parlamento con un voto contrario all’esecutivo. Fini ordinerà ai suoi di farlo? Avrà il coraggio di cambiare l’esito di questa legislatura, lui che è una carica non eletta dal popolo (al quale spetta la sovranità, Carta canta, la stessa che il Gianfranco si è portata dietro durante l’intervista ormai famosa concessa a Mentana per il Tg La7)?
Il guaio grosso di Fini è che non sa bene che fare. Eppure se ne vanta: mica male come programma per puntare a comandare la baracca nel 2013.