Abbiamo comprato Repubblica oggi perché non volevamo perderci il fondo di Ezio Mauro. Sabato 3 ottobre è ormai una data destinata a fare storia in Italia, in centinaia di migliaia si sono dati appuntamento a piazza del Popolo a Roma per manifestare e sostenere la libertà di stampa. Che già uno a questo punto dovrebbe porsi una domanda: si manifesta per la libertà di stampa quando c’è il rischio che questa sia minacciata, giusto? E allora com’è che un giornale che rientrerebbe nella categoria dei minacciati, Repubblica, riesce a mobilitare così tanta gente? E se è vero che esiste una minaccia, significa che si profila all’orizzonte un regime, giusto? E non sarebbe arguto, da parte di tale regime, impedire adunate oceaniche come quelle di oggi per liberare la strada da qualsiasi intoppo?
Ma torniamo all’editoriale di Ezio Mauro. Gran retorica, un pezzo ben vergato che ci spiega come in Europa i cittadini sappiano molto più di noi riguardo a Silvio Berlusconi. Si avrebbe quasi la tentazione di trasferirsi oltre confine, però inevitabilmente fa capolino un nuovo quesito: ma allora tutta questa storia che Repubblica e il gruppo Espresso ci hanno rifilato per un’estate intera? Sono tutte balle quelle che ci hanno raccontato D’Avanzo e soci? Perché se è vero che in Europa sono a conoscenza di molti più risvolti rispetto a noi che ci siamo abbeverati alla fonte di largo Focchetti, allora se manca libertà di informazione è proprio per colpa di Ezio Mauro.
Ecco quanto scrive il direttore di Rep.:
(Il cittadino, ndr) non sa nulla dello scandalo che da sei mesi circonda il Capo del governo, lo ossessiona portandolo ad insultare i giornali che ne parlano, e gli impedisce di far politica liberamente, ostaggio com’è delle sue contraddizioni e delle sue bugie. Qualunque medio lettore di qualsiasi giornale europeo ne sa molto di più.
Così scrisse Ezio Mauro e noi ci siamo rimasti molto male. Perché davvero pensavamo fosse tutta colpa di Berlusconi. E invece no, è tutta colpa sua, di Ezio, del suo giornale e pure dell’Espresso. E pensare che avevamo letto tutte le trascrizioni delle registrazioni di Patrizia D’Addario, addirittura le avevamo ascoltate sul sito del gruppo editoriale gestito da De Benedetti. Avevamo preso piena coscienza di quanto stesse accadendo nelle camere di Palazzo Grazioli e nelle orecchie abbiamo ancora le note della canzoncina che faceva da sottofondo agli incontri intimi. E che di fronte al calo delle vendite di Repubblica, avevamo attribuito la colpa sempre al Caimano, reo di tagliare la pubblicità alla stampa avversa alla sua opera peronista. Sei mesi dopo Noemi, Patrizia e Barbara, Mauro ci ha svelato che in realtà i cittadini italiani non sanno nulla, nonostante Repubblica abbia rischiato di romperci le scatole con queste vicende.
Ma che mattacchione che rimane comunque questo Mauro, perché pur di non farsi beccare con le dita nel vasetto di marmellata, ha mobilitato tutta la coscienza civica di questa nazione sotto il belo sole di ottobre, in piazza del Popolo. Ah, il popolo. Quello che stamattina evidentemente ha dimenticato di leggere l’editoriale del nuovo condottiero delle masse.