Dal viaggio in Cile il presidente Napolitano tira le orecchie alla politica italiana. Prima se la prende (indirettemanete) con Pdl e Pd perché a tutti gli italiani venga garantito il diritto di votare chi vogliono. Onestamente, non mi pare che né Berlusconi né Veltroni girino a prendere i nomi di quelli che non sono intenzionati a mettere una croce sui loro nomi. Semplicemente, piuttosto, stanno facendo campagna elettorale e tirano acqua al proprio mulino come logica comanda. Se questo atteggiamento mette a rischio la libertà di voto, allora Napolitano ha un concetto tutto suo, magari sovietico, di libertà.Poi punta l’indice contro il qualunquismo e la sensazione di intolleranza nei confronti della classe dirigente politica: non si lasci insultare il Parlamento, ammonisce da Santiago del Cile. Non è un caso che la sortita cada a fagiolo in seguito all’inchiesta che Libero sta pubblicando in questi giorni con l’esperienza di un deputato dei Verdi, Roberto Paoletti, volto conosciuto tra le tv private per i suoi programmi di denuncia. Sprechi, pennichelle, fancazzismo: tutte cose già note, che noi comuni mortali potevamo immaginare standocene fuori dal Parlamento e che adesso trovano maggiore conferma.
Se il primo degli interventi ha accolto l’applauso di Giordano, Bertinotti e Casini, il secondo ha strappato un mezzo applauso da parte di tutta la così detta classe politica. Boselli approva il no a “un qualunquismo che colpisce in primo luogo la democrazia parlamentare. Castagnetti definisce l’intervento ineccepibile. L’azzurro Maurizio Lupi osserva che il capo dello Stato “restituisce dignità, voglia e passione a chi intende la politica come un servizio a favore della gente”.
Tutto questo per dire cosa? Per chiedere a Berlusconi di tenere a freno i suoi, di metterli a lavorare seriamente per vincere queste maledette elezioni e invitarli a non perdere tempo a rincorrere il vecchio che, purtroppo, ancora avanza.